Abbiamo ufficialmente superato il primo anno della nona generazione di console: dopo il primo anniversario di Xbox Series X e Series S, tocca a Sony con la sua PS5 soffiare la prima candelina e festeggiare con la community dodici mesi certamente da record e ricchi di soddisfazioni… o almeno per coloro abbastanza fortunati da riuscire a procurarsene una. Oggi, al 12 novembre 2021, acquistare una console di nuova generazione prodotta da Sony è più difficile che mai: tra bagarini, scorte che vanno a ruba prima ancora di aver avuto modo di premere un tasto per acquistarla e una carenza di materie prime che non accenna ancora a risolversi, per la casa nipponica è un periodo certamente complesso: il ridimensionamento della produzione di PS5, con un milione in meno di console in arrivo nei prossimi mesi, lascia intendere che la situazione non sia destinata a migliorare nel breve periodo. Peccato.

Già, perché il primo anno di PlayStation 5, al netto di qualche problema, è stato uno dei migliori nella storia del marchio giapponese. Dalla line-up, caratterizzata da tanti videogiochi di rilievo e un quantitativo di esclusive che sembra promettere l’ennesima generazione di faville per la community PlayStation, a una marcia inarrestabile che, complice lo status di “console introvabile”, ha visto Sony raggiungere, superare e per certi versi stracciare tutti i traguardi e record raggiunti precedentemente da PS4. “Se il buongiorno si vede dal mattino, PS5 pare essere sulla strada giusta per bissare il successo ottenuto nell’attuale generazione e, soprattutto, per sfornare nuove esperienze indimenticabili”, scrivevo nella mia recensione originale di PlayStation 5 poco più di un anno fa, e finora, sia in termini di numeri che di esperienze vissute in compagnia della console, sembra di essere sulla strada giusta.

Come nel caso di Xbox Series X, ripercorriamo insieme il percorso di PlayStation 5 negli ultimi mesi analizzando com’è cambiata la console dal day-one a oggi, come si è evoluta a livello di ecosistema hardware e software, com’è stato supportato il nuovo sistema operativo e, soprattutto, come si è arricchito il catalogo di esclusive e titoli third-party dalla convincente line-up dello scorso anno.

L’hardware: una scelta di design… infelice

Di PlayStation 5 mi ha sempre colpito l’aspetto, inconsueto e se vogliamo futuristico, le forme sinuose, il design (nel mio caso) asimmetrico, ma è anche vero che dopo un anno di intenso utilizzo, trovo alcune scelte di Sony ancora più discutibili di quanto non pensassi al lancio. Se continuo ad adorare l’estetica di PS5, il suo ingombro a dir poco eccessivo mi ha “costretto” a rinunciare a parte di quel fascino e a dover usare la console posizionandola in orizzontale… semplicemente perché è impossibile fare altrimenti. Nell’ultimo anno ho cambiato casa, ma come dicevo nell’articolo sul primo anniversario di Xbox Series X, ho portato con me le due console next-gen in almeno due abitazioni diverse, così da poterle utilizzare anche durante le vacanze estive (nel caso dell’ammiraglia PlayStation è stata una scelta decisamente saggia, visto l’arrivo di Deathloop (Voto: 9 - Recensione) con larghissimo anticipo rispetto alle mie previsioni).

Ebbene, non importa la casa, non importa la strutturazione della parete attrezzata o dei complementi d’arredo designati all’uso delle console: in nessun contesto sono riuscito a posizione PS5 in verticale senza che diventasse scomoda e impraticabile per la vita di tutti i giorni. Mi sono ridotto dunque a sfruttare lo stand integrato nella discutibile posizione orizzontale, che già in sede di recensione avevo identificato come “instabile”. Un anno più tardi, mi sento di confermare ogni singola parola della recensione: “La base, infatti, non si aggancia in modo saldo a PS5 quando si sceglie questo orientamento, e il rischio (non così raro, specialmente quando si ha poco spazio a disposizione nel media center) che la base si sganci dalla sua posizione è particolarmente frequente”. Aggiungerei, inoltre, che a meno di possedere la base per la ricarica di due DualSense, questa instabilità della base utilizzando la console in orizzontale si ripresenta sistematicamente anche ogni volta che, banalmente, mi accingo a collegare un banale cavo USB per ricaricare il controller. Ammetto che, per una console che prevede entrambe le modalità di orientamento, avrei sperato in una soluzione più funzionale da parte dei designer di Sony.

Scelte di design a parte, il primo anno con PlayStation 5 è stato decisamente positivo a livello di hardware: la console si conferma molto più silenziosa di PS4 (non che ci volesse poi molto, considerando il motore di un jet nascosto all’interno della vecchia console di Sony) anche se, personalmente, la trovo meno “impercettibile” di Series X specialmente quando entrambe si trovano in stand-by. L’SSD interno continua a dare soddisfazioni con i suoi tempi di caricamento iper-rapidi, e la possibilità di installare un disco a stato solido aggiuntivo, arrivata dieci mesi dopo l’uscita della console, è un plus da non sottovalutare in un periodo storico in cui l’abbondanza di videogiochi è… quasi un problema! Certo, al contrario di Xbox Series X, espandere la memoria di archiviazione di PS5 non è altrettanto veloce, ma bisogna ammettere che la scelta di Sony in fase di progettazione assicura ai giocatori una maggiore varietà in termini di produttori e tagli per l’acquisto di un SSD.

L’ecosistema di PS5, poi, è stato supportato con una grandissima varietà di accessori e periferiche, non soltanto dalle terze parti, ma anche dalla stessa Sony, che ha già proposto alla sua utenza una cuffia di alto livello, un telecomando per l’uso di PS5 come media center, un dock per la ricarica e una telecamera per lo streaming, oltre a una serie di variazioni per il controller DualSense che, oltre al candido bianco, si è tinto nell’ultimo periodo anche di rosso (Cosmic Red) e nero (Midnight Black). Vista la grande varietà di colorazioni proposte nell’era di PS4, non fatico a immaginare che una volta superata la crisi dei semi-conduttori e ampliata la produzione di PS5, Sony inizi a sbizzarrirsi con nuove edizioni limitate e colori sempre più accattivanti per il suo joypad delle meraviglie.

Il software: pochi ritocchi, tanto potenziale

Al contrario di Xbox Series X/S, il cui sistema operativo è stato ampliato ripetutamente da Microsoft nel corso del primo anno di vita delle console, il firmware di PlayStation 5 ha visto solo due aggiornamenti significativi negli ultimi mesi, accompagnati da update minori votati a migliorare periodicamente la stabilità di sistema. Il primo aggiornamento, lanciato ad aprile, è quello che ha introdotto una funzionalità inspiegabilmente assente al debutto della console: la possibilità di trasferire i giochi per PlayStation 5 su un hard disk USB. Sebbene questa funzione non abbia permesso di avviare direttamente i giochi PS5 archiviati su una memoria esterna, ha concesso ai possessori della console di liberare un po’ di preziosissimo spazio sull’SSD interno, la cui memoria disponibile era decisamente esigua al lancio e lo è ancora di più un anno dopo.

Lo stesso update ha introdotto nuove funzionalità social, come lo Share Play tra le due generazioni di console, e la possibilità di richiedere la partecipazione a una sessione di gioco per rendere più rapide le sessioni multiplayer con gli amici. Peraltro, l’update di aprile ha attivato la possibilità di disattivare la chat di gioco o di regolare il volume per i singoli membri del party, così da gestire a piacimento il flusso audio di ciascun partecipante senza dover chiedere ripetutamente di alzare o abbassare la voce. Tra le altre novità, il firmware di aprile ha introdotto un sistema per la personalizzazione della Game Base e il pre-load degli update dei giochi già installati, funzione disponibile solo per alcuni titoli attivati manualmente dagli sviluppatori.

Sono trascorsi cinque mesi per il secondo, importante aggiornamento di PS5: a settembre, la casa nipponica ha introdotto un nuovo firmware che ha finalmente sbloccato la possibilità di utilizzare degli SSD M.2 (scegliendo tuttavia una soluzione che rispetti determinate specifiche tecniche), consentendo così a chiunque di ampliare lo spazio d’archiviazione e di installare un quantitativo maggiore di giochi da avviare direttamente senza dover copiare, ogni singola volta, il pacchetto d’installazione dall’hard disk USB all’SSD interno. Una manna dal cielo accompagnata, nello stesso update, da un nuovo sistema di personalizzazione più ampio del Centro di Controllo, che ora può essere riorganizzato liberamente scegliendo tutti i contenuti da mostrare (o nascondere) nella parte inferiore dello schermo. Allo stesso tempo, la Game Base è stata ulteriormente affinata concedendo di scrivere messaggi agli amici più rapidamente.

Il firmware, peraltro, ha finalmente risolto uno dei problemi più bizzarri del sistema operativo di PlayStation 5, che abbastanza inspiegabilmente finiva per installare le versioni PS4 (e non next-gen) di tutti i giochi cross-platform. Ora, oltre a mostrare chiaramente quale delle due versioni sia installata sul disco a stato solido, il sistema operativo consente di scegliere l’edizione da scaricare così da ottimizzare lo spazio a disposizione. Tra una serie di migliorie e accorgimenti ai trofei, il supporto all’audio 3D per gli altoparlanti TV integrati (con tanto di sistema di misurazione per la profondità della stanza) e una rivisitazione dell’app Remote Play che ha consentito di giocare da smartphone o tablet utilizzando reti mobile, le novità del sistema operativo di PS5 si sono fermate sostanzialmente qui.

Mancano ancora tantissime cose che su PS4 c’erano già e funzionavano benissimo (qualcuno ha detto Cartelle?), e si potrebbe sicuramente far meglio in tante altre piccole cose, ma tutto sommato il sistema operativo funziona: le Attività, quando supportate bene dagli sviluppatori, consentono effettivamente di risparmiare tempo e, sfruttando la velocità del SSD interno, passare da una porzione di gioco all’altra in estrema rapidità. Anche il sistema di guide integrate è una caratteristica che, quando supportata, può essere di grande aiuto, e spero vivamente che possa diventare una caratteristica “standard” per i giochi PS5 nel secondo anno di vita della console.

I giochi: un’ottima line-up… e un futuro da brividi

A livello di giochi, PlayStation 5 non ha davvero deluso le aspettative e, al contrario, si è presentata sul mercato con una line-up di tutto rispetto, di gran lunga superiore rispetto a quella che ha accompagnato il debutto di PS4 nel 2013. Dal remake di Demon’s Souls (Voto: 9 - Recensione) al DLC di Marvel’s Spider-Man dedicato a Miles Morales (Voto: 8.5 - Recensione) (senza dimenticare la riedizione dello stesso Spider-Man in versione next-gen), passando per un ottimo platform come Sackboy: Una Grande Avventura (Voto: 8 - Recensione) e una sorpresa assoluta come Astro’s Playroom (Voto: 8.5 - Recensione), il gioco installato in ogni PS5 che, a oggi, resta la migliore dimostrazione di cosa sia in grado di fare DualSense (ci torniamo tra un attimo), Sony ha proposto qualità, quantità e varietà offrendo più di un valido motivo per acquistare una PS5 al lancio. E se non tutte le esclusive third-party hanno convinto (per ogni The Pathless, ahimè, c’è stato un Godfall), la situazione al lancio è stata certamente migliore rispetto a quanto fatto da Microsoft con Xbox Series X e Series S.

Per i primi mesi di vita di PlayStation 5, Sony è andata avanti a ritmi forsennati, lanciando un gioco di rilievo circa ogni due mesi: tralasciando Destruction AllStars, che non è riuscito a conquistare pubblico e critica nonostante il debutto in veste gratuita su PlayStation Plus, il colosso giapponese ha piazzato un’esclusiva di successo dopo l’altra: Returnal ad aprile (Voto: 9.3 - Recensione), Final Fantasy VII Remake Intergrade (Voto: 8.3 - Recensione) e Ratchet & Clank: Rift Apart (Voto: 8.4 - Recensione) a giugno, Ghost of Tsushima: Director’s Cut (Voto: 8.3 - Recensione) ad agosto e un trio del calibro di Kena: Bridge of Spirits (Voto: 8.5 - Recensione), Deathloop (Voto: 9 - Recensione) e Death Stranding: Director’s Cut nel solo mese di settembre. Il tutto, non dimentichiamolo, con una sfilza di giochi multipiattaforma che in alcuni casi sono stati impreziositi dal cosiddetto “effetto DualSense” (si pensi a Call of Duty: Black Ops Cold War, uno dei giochi che sfrutta meglio il feedback aptico e i grilletti adattivi del controller) o dalla gestione intelligente del SSD e delle schede Attività.

È mancata, se vogliamo, la ciliegina sulla torta, quell’Horizon Forbidden West che è stato rinviato da Guerrilla Games proprio sul più bello. Personalmente non sono mai stato convinto dell’eventualità di mettere le mani su God of War: Ragnarok e Gran Turismo 7 nel primo anno di vita dell’ammiraglia di nuova generazione targata Sony, ma confesso che nella seconda avventura di Aloy entro il primo anniversario di PS5 ci credevo davvero. Poco importa, perché la line-up di esclusive PlayStation si prospetta davvero mostruosa per il 2022, e in generale per i prossimi due o tre anni: consideriamo tutto ciò che è già uscito e ciò che arriverà nel prossimo biennio, non posso che guardare con estremo ottimismo al modo in cui Sony sta gestendo la generazione corrente. Con venticinque giochi esclusivi attualmente in lavorazione, quella di PS5 potrebbe essere davvero la migliore generazione di sempre nella storia di PlayStation.

Se c’è un rammarico, un anno dopo l’uscita di PS5, beh è lo scarso utilizzo di DualSense al di fuori di pochi, sporadici casi. Sono stati una manciata, infatti, i giochi che hanno davvero sfruttato a dovere le caratteristiche del fantastico controller, e finora nessuno è stato in grado di raggiungere la magnificenza di Astro’s Playroom. Alcuni si sono avvicinati, simulando bene ad esempio la corda di un arco che si tende (un ultimo esempio soddisfacente è quello di Kena: Bridge of Spirits), ma mi sarebbe piaciuto trovarmi di fronte qualche esperimento più creativo, qualche sviluppatore in grado di osare un po’ in più. Invece, finora, DualSense è stato sfruttato poco e perlopiù svogliatamente da buona parte degli sviluppatori di terze parti, riducendo le sue opportunità di coinvolgimento in una vibrazione più o meno marcata.

I servizi: ancora non ci siamo

E se nel caso di Xbox Series X/S l’analisi non poteva che concludersi con Xbox Game Pass, ripensando al primo anno di vita di PS5 non si può fare a meno di considerare lo stato dei servizi realizzati da Sony. No, in quest’anno non c’è stata ancora un’effettiva risposta della casa nipponica alla piattaforma in abbonamento di Microsoft, che continua a crescere giorno dopo giorno grazie a una politica che vede anche esclusive first-party come Forza Horizon 5 (e, presto, anche Halo Infinite) disponibili al day-one, senza costi aggiuntivi per gli abbonati. Sony non ha (ancora) nulla di tutto ciò e si trova nella stessa situazione di sempre: PS Plus per giocare online, PlayStation Now per giocare in streaming… e nient’altro.

Nel primo caso, nonostante il timido tentativo di offrire una carrellata di giochi come offerta di benvenuto, il servizio non si è evoluto più di tanto nell’ultimo anno, introducendo di recente qualche gioco certamente interessante ma senza stravolgere una formula che, evidentemente, per Sony funziona sufficientemente bene. La sezione La Collezione PS Plus, il pacchetto di benvenuto di cui sopra, è rimasta la stessa di 365 giorni fa, e in tal senso mi sarei aspettato come minimo una rinfrescata al catalogo, qualche gioco nuovo ogni, boh, tre/sei mesi, e invece non si segnala nulla di nuovo all’orizzonte. È un peccato, perché probabilmente Sony potrebbe sfruttare meglio questa trovata per stimolare i giocatori ad abbonarsi.

Non è cambiato poi molto PlayStation Now, il servizio di cloud gaming che dà ai giocatori la possibilità di giocare in streaming ai giochi per le vecchie piattaforme di Sony: se PS5 ha effettivamente permesso di aumentare la risoluzione massima per le sessioni in streaming, è anche vero che il catalogo continua a limitarsi a produzioni old-gen e non ha ancora deciso di fare il passo successivo, ampliando l’offerta anche ai giochi di nuova generazione. Con Microsoft che si prepara a lanciare la versione definitiva di Xbox Cloud Gaming (che darà ai possessori di Xbox One, ad esempio, la possibilità di giocare a esperienze next-gen come Flight Simulator), per Sony è arrivato il momento di aggiornare l’infrastruttura di PlayStation Now e fare uno sforzo in più per rendere più “appetibile” un servizio che, al momento, non è probabilmente all’altezza dei (tanti) concorrenti impegnati nella lotta allo streaming.

In generale, il primo anno di vita di PlayStation 5 fa certamente ben sperare per il futuro, con una console che ha già mostrato i muscoli in più di un’occasione, una line-up convincente e la promessa di un catalogo di esclusive (first-party, ma anche third-party) più ampio, vario e accattivante che mai. Il problema reale, per Sony, è riuscire a superare la carenza di materie prime che sta limitando esponenzialmente la produzione di console: una situazione che potrebbe “rallentare” i piani di espansione dell’azienda giapponese fino al 2023 e limitare la crescita di una console che, altrimenti, avrebbe già macinato record impossibili.

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